Fotografare un matrimonio offre tante possibili chiavi di lettura, tanti possibili focus, tanti punti di interesse.
Continuare a fotografare, anche quando i matrimoni sembrano ripetersi, anche quando le stanze matrimoniali di mamma e papà, dove si prepara la sposa, si assomigliano tutte, anche quando i festoni appesi in sala, sopra al tavolo dove sono stati preparati vassoi di pasticcini (e bicchieri per il prosecco) per i parenti ritornano, anche quando sappiamo che dietro la torta partiranno a sorpresa (vostra) le fontane di luce, quando siamo pronti per i tanti brindisi al grido di «Bacio, bacio, bacio!».
No, non è assuefazione, anche se il rischio c’è. Fotografo matrimoni da quindici anni e mi muovo certamente in una comfort zone, ormai.
Eppure.
Eppure quella stanza matrimoniale è quella dove sta appesa la foto dei vostri meravigliosi genitori. Quel salotto è quello che ha accolto tanti pranzi di Natale; quelle fontane di luce illuminano voi e i vostri calici, i vostri baci. Quelle urla di gioia …sono per voi.
Quindi?
Quindi fotografo da quindici anni matrimoni e ho un vissuto che mi accompagna, insieme a voi. Una chiave di lettura sociale e culturale, un nesso al tessuto di storie che in quel giorno si intrecciano meravigliosamente. Io c’ero.
Quindi ho uno sguardo colmo di riferimenti, di intuizioni, di connessioni, di deja vu pregni di significato e promesse. Quelle di una vita.
E ho un archivio immenso di immagini.
Alcune ricorrono. Al punto da diventare simboliche.
È il caso delle foto ai bicchieri o con i bicchieri.
Alzare il calice in un brindisi, bere in compagnia, stemperare il nervosismo durante la preparazione, attendere il brindisi dell’arrivo degli sposi in location per dare avvio alla festa, tenere un bicchiere tra le mani per sentirsi partecipi.
«Il vino prepara i cuori e
li rende più pronti alla passione»
Ovidio
