Lo ammetto: non avrei mai pensato di proclamare una cosa così. Fino ad ora ho sempre vissuto questo tipo di fotografia come molto artefatto, a volte di cattivo gusto (al limite del macabro!), lontano dalla realtà.

Complici le tante richieste delle mie mamme, ho deciso di provare ad avvicinarmici e me ne sono innamorata. Al di là delle tante criticità tipiche di uno shooting di newborn photography, ho scoperto che ritrarre un bambino così piccolo ha qualcosa di magico. No, non si tratta semplicemente della loro innegabile delicatezza. Mi riferisco proprio al processo fotografico che li e mi riguarda: si punta l’obiettivo a qualcuno che non ne è per nulla consapevole, ma soprattuto è poco consapevole di tutta la realtà che lo circonda e che capta forse più dai suoni e dai profumi che attraverso la vista. È questo grandissimo differenziale tra me e loro che mi spiazza e mi commuove. È innocenza pura. Per questo prometto che non abuserò mai della loro inermità per proporvi immagini secondo me tanto distanti dal loro mondo. Qualche props, certo, ma solo se discreto, se buffo e non grottesco, se delicato e gentile.

È di bellezza e di rispetto dell’altro che c’è bisogno in questo mondo. Per loro soprattutto.


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